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Quartieri di Roma
 

 

Quartiere EUR Quartiere Coppedè
Quartiere Garbatella San Lorenzo
Trastevere Gianicolense
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Il Ghetto  

 

 

Quartiere EUR

Originariamente noto come E42 (Esposizione 1942), il nome del quartiere fu variato in E.U.R. dall'acronimo di Esposizione Universale di Roma, infine nel maggio 1965 assume l'attuale nome Europa, pur rimanendo conosciuto con l'acronimo.
L'EUR è un quartiere moderno celebre per la sua architettura razionalista, concepito e costruito in occasione dell'Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere nella Capitale nel 1942, per celebrare il ventesimo anniversario della Marcia su Roma e che fu cancellata per via della Seconda Guerra Mondiale.
Il modello architettonico è ispirato, secondo l'ideologia fascista, all'urbanistica classica romana, apportandovi elementi del razionalismo italiano. Un esempio importante è il Palazzo della civiltà italiana. Altro edificio simbolo del quartiere EUR è il Palazzo dei Congressi. Grazie all’applicazione Eurtour potrete fare un giro virtuale tra i luoghi più caratteristici dell’EUR, come ad esempio il famoso laghetto artificiale.
All'Eur si trovano i seguenti musei: Museo dell'alto medioevo, Museo Nazionale Preistorico Etnografico "L. Pigorini", Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari, Museo della civiltà romana.

 

 

Quartiere Coppedè

All’incrocio tra via Chiana e via Tagliamento  si trova uno dei pochi bar tabacchi aperti di domenica nel quartiere Trieste di Roma. Per questo, accecati dal bisogno fisico di nicotina/caffeina, capita di passare nella zona senza fare caso agli edifici che ci stanno intorno, al clima surreale nel quale siamo immersi. Eppure basta alzare lo sguardo per confondersi tra torri simil-medievali, stemmi barocchi, decorazioni dal sapore retrò. La suggestiva area è situata alle porte del centro, ad impreziosire una delle zone più eleganti della Capitale e, allo stesso tempo, ad interromperne l’ordinarietà del regolamento edilizio. Diciassette villini e ventisei palazzine tra via Tagliamento e piazza Buenos Aires vanno a costituire il Quartiere Coppedè, dal nome dell’architetto-scultore fiorentino Gino Coppedè che, scelto dai finanzieri Cerruti della società «Edilizia Moderna», lo realizzò tra il 1913 ed il 1921. La lunga interruzione dei lavori durante la I Guerra Mondiale e la morte dell’architetto nel 1927 non permisero la portata a compimento del progetto originario, che prevedeva la costruzione di un vero e proprio quartiere e che, rimasto dunque incompiuto, si presenta come un piccolo angolo suggestivo che richiama con la sua varietà di stili più di un’epoca storica.

Il Quartiere si apre trionfalmente con il maestoso e a tratti cupo arco d’ingresso che unisce due palazzi e dove simbologie ed elementi propri di Rinascimento, Gotico e Barocco si fondono insieme e danno vita ad una sorta di sospensione temporale. A mettere ulteriormente in discussione il senso del tempo e della realtà, un enorme lampadario in ferro battuto posto proprio sotto l’arco. Due torri riccamente decorate a fregi, statue e balaustre sormontano l’arco. Sopra la torre di destra si ammira un’edicola sacra che ospita un’immagine non riconducibile all’iconografia cristiana classica: una Madonna con Bambino il quale non si rivolge alla Madre bensì ad un ideale passante, come una sorta di benvenuto. Proseguendo lungo via Brenta si arriva al fulcro del quartiere: Piazza  Mincio. Proprio nel centro della piazza, nel 1924, era stata installata la Fontana delle Rane  (nota l’immagine che vede i Beatles farvi il bagno vestiti dopo una serata al Piper, discoteca romana), posizionata in maniera tale che da essa si potessero ammirare il suddetto lampadario ed il Villino delle Fate, altro elemento caratteristico del complesso edilizio. Le vasche della fontana sono popolate, appunto, da rane: quattro nella conca inferiore, che versano l’acqua nelle conchiglie sorrette dalle quattro coppie di figure, ed altre otto che, sul bordo della conca superiore, sembrano star per saltare verso lo zampillo centrale. In questa atmosfera di fanciullesca fantasia ricca di reminescenze classiche, l’artista non dimentica il personale tributo alla città che lo ospita e all’arte che l’ha resa grande. Così l’ape sul bordo della vasca non è che un richiamo affettuoso e riconoscente alla Fontana delle Api del Bernini.

Tra le altre costruzioni più famose spiccano il già citato Villino delle Fate e l’Ambasciata Russa.

Il Villino delle Fate, fiabesca costruzione delimitata da una raffinatissima cancellatura in legno e ferro battuto, mostra uno spazio architettonico ritmato da loggiati irregolari, scalinate, archi e tettoie. Le pareti presentano numerose e diversificate decorazioni i cui soggetti spaziano tra campi di fiori ed immagini urbane, tra storie tipicamente medievali e figure geometriche. Promiscui anche i materiali usati per la costruzione del paramento esterno: laterizio, marmo, vetro, terracotta, travertino. La vegetazione circostante fatta di cespugli, palme ed alberi ad alto fusto, insieme ai colonnati e ai capitelli, crea dei suggestivi effetti luce-ombra che contribuiscono a conferire al luogo un’atmosfera decisamente surreale.

L’ambasciata russa, pregevole villino turrito con ampio loggiato, ha in sé elementi neoclassici, medievali e cristiani accostati con apparente incongruità. Il fregio è decorato con immagini tipiche della Grecia antica mentre il tetto è sorretto, a mo’ di grondaia, da grosse statue raffiguranti animali. In un angolo della torre è posta invece un’edicola sacra, talmente in alto da non essere quasi visibile.

L’estro creativo dell’artista lascia ampie tracce in tutta la zona, con il suo pastiche di stili ed il suo Liberty improprio. Improprio perchè si ispira sì alla Natura imitandone le figure con il chiaro scopo di abbellire e nobilitare le abitazioni ma, allo stesso tempo, mette insieme in maniera ridondante i tratti più peculiari delle varie epoche artistiche. Comunque, pur ricondotto sotto la più vasta terminologia di Neoeclettismo, lo stile di Coppedè non ha in realtà precedenti né, finora, successori.

La magia neogotica evocata dagli edifici ed il notturno aspetto spettrale hanno ispirato più di una pellicola. Ricostruito fedelmente nella scenografia di “Cabiria” (Pastrone, 1914), il quartiere Coppedè ha decisamente ammaliato il regista horror Dario Argento che lo renderà la location di due tra i suoi più famosi lungometraggi: “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”.

Ad infittire l’inquietudine ed il mistero intorno al luogo, lo strano suicidio dell’architetto, che muore a soli cinquant’anni lasciando molti lavori incompiuti e in odore di quel satanismo che, per qualche scuola di pensiero, è diventato la chiave di lettura di molti dei suoi eccentrici lavori.

 

 

 

Quartiere Garbatella

La storia del quartiere della Garbatella ha origine nel primo dopoguerra. L’importante sviluppo architettonico della città di Roma di quel periodo favorì la costruzione del primo quartiere operaio della città, che si sviluppò sui colli che dominano la Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Il quartiere inizialmente fu caratterizzato da un’architettura sul modello delle Città Giardino, così da comprendere ampi spazi verdi coltivabili per mettere in condizione gli operai che abitavano nella zona di avere un'ulteriore fonte di sostentamento. Con il periodo fascista però gli spazi verdi vennero ridotti e le abitazioni non furono più costruite come villette ma più sullo stile di condomini. Rimase comunque l’idea di far convivere abitazioni con giardini e orti comuni.

Curiose sono le ipotesi sull’origine del nome Garbatella. Una delle ipotesi sembra far provenire il nome del quartiere, dalle caratteristiche della proprietaria, “garbata” e “bella” , di una locanda in via delle Sette Chiese che intratteneva con i suoi modi cortesi gli avventori del locale.
Un’altra teoria è quella che attribuisce l’origine del nome a quello di una coltivazione adottata nelle vigne del luogo chiamata “a barbata” o “a garbata”.
Da visitare, nel quartiere della Garbatella, sono le
Catacombe di Commodilla con la loro basilica, la Chiesa dedicata ai santi Isidoro ed Eurosia e la chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella. Il quartiere è facilmente raggiungibile con la Linea B della Metropolitana, scendendo alla fermata Garbatella.

 

 

San Lorenzo

San Lorenzo venne costruito intorno agli anni 1884 e 1888 a Roma. Non ci fu mai l’intenzione di costruire un quartiere popolare; fu la crisi edilizia scoppiata negli anni tra il 1888 ed il 1890 a far sì che le tante costruzioni iniziate furono o ultimate o abbandonate così come erano, per essere adoperate come alloggi per la classe più povera di Roma.

 Il nome San Lorenzo deriva da Porta San Lorenzo, l’attuale Porta Tiburtina.
Nel 1909 entra il piano regolatore per cercare di riportare ordine nel quartiere. Questo fu l’unico quartiere che cercò di fermare la Marcia su Roma, tanto che venne nominato Quartiere Rosso come anche Testaccio e altri quartieri storici. San Lorenzo pagò cara tale opposizione poiché venne attaccata da una spedizione punitiva guidata da Italo Balbo.
La struttura urbana del quartiere si presenta, già da allora, nella forma di quadrilatero allungato, che vede come limiti le mura labicane, il cimitero Verano, Via Tiburtina e lo scalo merci. Lo stare fuori le mura cittadine fa sì che San Lorenzo diventi un vero e proprio paese all’interno di Roma. Oltre all’isolamento urbano si accompagna anche l’isolamento sociale. Nel quartiere gli abitanti erano tutti di basso rango: muratori, ferroviari, tranvieri, artigiani, netturbini, questo perché all’interno del quartiere si trovavano lo scalo delle merci ferroviario, i serbatoi idrici dei principali acquedotti, il deposito dei tram, le officine per la costruzione dei mezzi tranvieri, il cimitero, e altro ancora.
Fu così che il quartiere San Lorenzo diventò un vero e propri nucleo operaio.
Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, San Lorenzo è il quartiere di Roma più colpito dai bombardamenti, con l’obiettivo di attaccare lo scalo merci ancora oggi attivo, insieme ai quartieri: Tiburtino Prenestino, Casilino, Tuscolano e Labicano. Negli anni dopo la guerra, San Lorenzo resta ancora un quartiere popolare.
Un importante ruolo ce l’ha nelle contestazioni studentesche in quanto diviene sede di Lotta Continua e centro delle attività della sinistra extraparlamentare.
Oggi più che mai San Lorenzo rappresenta il luogo di tutti. Un quartiere frequentato dagli studenti dell’università, animato da ristornati, pub, birrerie e associazioni culturali.
San Lorenzo inizia a perdere via via la fisionomia popolare che fin dalla sua nascita l’aveva sempre caratterizzata.

 

 

Trastevere

E’ ritenuto da molti come il quartiere più autenticamente romano, perché, pur essendo non lontano dalle aree a maggiore vocazione turistica della città ha mantenuto il proprio caratteristico ritmo e stile di vita.

Il tessuto urbano, ricco di locali tipici e mercati, si avvolge con un vasto reticolo di vicoli intorno alla piazza principale di Santa Maria in Trastevere. La chiesa fondata intorno al 220 d.C. fu ricostruita con l'aggiunta del campanile nel 1138 d.C. da Papa Innocenzo II e terminata, per volere di Papa Clemente XI, con il portico antistante la facciata su progetto di Carlo Fontana nel 1702 d.C.. Sulla facciata sono applicati alcuni mosaici risalenti al XII, raffiguranti la Vergine in trono col Bambino ed una processione di dieci Vergini; l'interno, invece, con colonne di spoglio e capitelli probabilmente originari di un antico tempio egizio, è arredato oltre che da mosaici ed affreschi di Pietro Cavallini nell'abside, dai soffitti di Domenichino e dalla decorazioni di Carlo Maratta.

Nei pressi della chiesa di Santa Maria in Trastevere è possibile anche visitare l'Accademia dei Lincei fondata nei primi anni del '600 da Federico Cesi e la Galleria Corsini dove sono ospitate numerose opere del periodo che spazia dal Manierismo al Barocco di Guido Reni, Lanfranco, Tiepolo, Canaletto, Maratta e Luca Giordano.

 

 

Gianicolense

Il dodicesimo quartiere di Roma è chiamato Gianicolense (dal nome del colle Gianicolo, nel rione di Trastevere, da cui è avvenuta la prima espansione urbana nell'area), ed è situato nella zona sud della città, a ridosso delle Mura Aureliane e del Tevere; è delimitato dall'Aurelia Antica, dalla Via Portuense, e dalle Mura Gianicolensi che delimitano Trastevere, fino a via del Casaletto.

Il quartiere viene generalmente chiamato "Monteverde", e gli abitanti fanno comunque delle distinzioni: esiste infatti la zona Monteverde Vecchio (quella che si estende sul monte vero e proprio), e Monteverde Nuovo (che si allarga nella vallata ai piedi del Gianicolo) e i Colli Portuensi.

Oltre via del Casaletto vi è il suburbio Gianicolense, nel quale vi è il Parco della Valle dei Casali e borgate popolose come Bravetta (o Borgata Villini).

Monteverde (e quindi il Gianicolo) è parte delle ultime colline che si trovano sul lato destro del Tevere, come quella del Vaticano e di Montemario; i famosi "sette colli" di Roma sono invece sull'altra sponda.

Monteverde Vecchio, incluso dal piano regolatore del 2002 nella "città storica", copre un'area che va da Porta San Pancrazio (lungo Via Carini, al termine della quale, in piazza Rosolino Pilo, sorge la chiesa Regina Pacis) a Ponte Bianco (un ponte degli anni '20 che permette alla circonvallazione gianicolense di scavalcare la ferrovia Roma-Viterbo), fino a via Vitellia, via di Donna Olimpia e viale Trastevere.

Monteverde Nuovo, invece, prosegue oltre Via di Donna Olimpia, fino ai Colli Portuensi. Queste zone, abitate inizialmente da ricchi, ospitarono durante il periodo fascista anche numerosi sfollati (per loro sono state edificate le palazzine delle case popolari in via di Donna Olimpia) e la realizzazione dell'ospedale San Camillo ha contribuito ad attirare i ceti medi (dottori, impiegati e professionisti).

Visitabili soggiornando in un albergo o hotel nel Gianicolense, il quartiere offre numerosi attrazioni turistiche: basti pensare alle Catacombe Cristiane della Basilica di San Pancrazio (in cui esistevano anche catacombe ebraiche dette di San Ponziano), o anche alla splendida villa Doria Pamphilj, il parco pubblico più grande di Roma.

Il quartiere, diventato famoso anche grazie al film "Ragazzi di vita" di Pasolini, ospita numerosi personaggi pubblici fra politici, attori, cantanti e calciatori. Nel quartiere Gianicolense esistono anche diverse istituzioni culturali, come l'Accademia Americana in Roma (a villa Aurelia), il "Grande Oriente d'Italia" sede dell'organo direttivo della Massoneria che ha sede nella villa "il Vascello", e il Teatro "Vascello" che ha una notevole importanza nell'ambito culturale di Roma

 

 

Foro Italico - Quartiere della Vittoria

Il Quartiere della Vittoria, nei primi del Novecento, si ampliò verso nord-ovest con una vasta gamma di servizi: sportivi, e tra questi spicca il Foro Italico, servizi burocratici come  il Ministero degli Esteri, giudiziari come  il tribunale penale di Piazzale Clodio, ricettivi come Ostelli della Gioventù, e delle telecomunicazioni come la Rai di via Teulada. Questo ampliamento ebbe inizio durante l'epoca fascista e proseguì durante gli anni cinquanta. A piazza Maresciallo Giardino terminava viale Angelico, che un tempo proseguiva fino a ponte Milvio. Al di là del Tevere si sviluppava in epoca fascista un'ampia zona acquitrinosa che fu scelta da Enrico Del Debbio  per la progettazione del Foro Italico. Nel 1929 si diede avvio al progetto che fino alla caduta del regime si chiamava Foro Mussolini, davanti si erge un immenso Obelisco con inciso il nome di "Mussolini". Nel 1927 De Debbio avviò i lavori di edificazione dell'Accademia di Educazione Fisica oggi sede gli uffici del CONI. Il primo edificio che si vede è la Foresteria Sud, oggi sede dell'Ostello della Gioventù che fu realizzata dal De Debbio nel 1930. Su viale delle Olimpiadi c'è la Casa o la Palestra delle Armi o della Scherma, edificata nel 1935-36 su progetto di Luigi Moretti, e decorata dai mosaici di Antonio Canevari, ha ospitato anche i maxi-processi. Proseguendo c'è lo Stadio del Nuoto ultimato nel 1960 e realizzato su progetto di Del Dobbio e Vitellozzi; poi c'è lo Stadio del Tennis, ex impianto della Racchetta o Pallacorda, realizzato su progetto di Costantino Costantini tra il 1933 e il 1934.
Lo stesso Costantini realizzò nel 1937 lo Stadio delle Terme che si innalza a nord delle piscine.  Sulla piazza è innalzato un obelisco e davanti c'è il ponte Duca D'Aosta. All'altezza del Lungotevere Maresciallo Diaz c'è il Palazzo di Educazione Fisica di Del Dobbio, realizzato tra il 1927 e il 1932, oggi sede del CONI. C'è anche lo Stadio della Farnesina che può ospitare fino a 5 mila posti. Troviamo anche degli edifici e la Casa Internazionale dello Studente realizzata tra il 1957 e il 1960 da Del Dobbio e Lugli. Affacciato su Tevere si erge l'imponente edificio della Farnesina, sorta al posto del vecchio poligono di tiro e prima ancora di un campo militare pontificio e francese del 1864.

 

 

 

Quartiere Testaccio

Posizionato a sud dell'Aventino e sulla riva sinistra del Tevere, si distingue dagli altri quartieri di Roma per essere riuscito a mantenere nel corso del tempo, il suo originario spirito popolare, in contrasto con tante altre zone del centro di Roma che, oggi, hanno perso quel sapore familiare e caratteristico della vera Roma.
Testaccio si potrebbe definire "un paese all'interno di una città" che è Roma.
A dispetto dell'evoluzione, il quartiere rimane, almeno per quanto possibile, semplice nel suo stile di vita ed a grandezza d'uomo".
Il quartiere è già famoso di per sé, ma è conosciuto nell'ambiente romano anche per una questione molto speciale: fu proprio nel quartiere Testaccio, che la squadra di calcio della Roma, negli anni trenta, aveva il suo mitico campo di calcio... il "Campo Testaccio"!

 

 

Il Ghetto

Il Ghetto era situato nel rione Sant’Angelo, dove la comunità ebraica romana si era insediata fin dal Trecento, dopo essere vissuta a Trastevere e nell’Isola Tiberina. In questa zona, nel 1555, papa Paolo IV istituì il Ghetto, con tanto di muro e tre porte; e dentro ci abitavano 2000 persone, quanti dovevamo essere i componenti della comunità ebraica.
Successivamente il Ghetto fu ampliato e gli furono aggiunte altre due porte, che, come le altre, venivano aperte dall’alba al tramonto e le poteva varcare solo chi aveva un permesso speciale.
Le condizioni igieniche erano spaventose, con frequenti epidemie per mancanza di fontane pubbliche, tanto che per molto tempo gli ebrei bevvero acqua di fiume. La fontana del Pianto, costruita nel 1591, fu l’unico flusso d’acqua del Ghetto.
Le abitazioni sorgevano su pochi spazi aperti, ovvero tra i vicoli, costrette a crescere in altezza con sopraelevazioni, sovrappassi, scale, ballatoi, sempre comunque insufficienti ad accogliere una popolazione crescente. La popolazione, infatti, passò dai 3500 della fine del Cinquecento ai più di 9000 della fine del Seicento.

Sinagoga: Conosciuta anche con il nome di Tempio Maggiore, risulta essere una delle più grandi sinagoghe d’Europa. Si trova precisamente a Piazza delle Cinque Scole, vicino al Tevere. La  sua costruzione e posizione, fu decisa da Vittorio Emanuele II (dopo l’unità d’Italia nel 1870), concedendo la cittadinanza agli ebrei italiani e il permesso alla ricostruzione del  Ghetto di Roma, ma non prima di aver imposto agli ebrei romani 2 condizioni essenziali. La prima, il luogo, ricavato volontariamente in una zona situata tra due simboli della “ritrovata libertà romana”, il Campidoglio ( con il monumento a Vittorio Emanuele II), e il Gianicolo, luogo di cruente battaglie risorgimentali (con la statua di Garibaldi). La seconda condizione riguardava la grandezza dell’edificio. L’edificio è costruito con uno stile assiro-babilonese, la cupola invece è decorata con motivi orientali, è un’ambiente molto importante per gli ebrei romani, che oltre a pregarci, la utilizzano come riferimento culturale. E’ divisa su due piani, uno sotterraneo, dove si trova il Museo ebraico e una Piccola Sinagoga (chiamata Tempio Spagnolo) arredata con parti provenienti dalle cinque “scole” (scuole), in omaggio alle 5 sinagoghe che anticamente erano presenti nel ghetto (Castigliana, Catalana, Siciliana, Nova, e Italiana), questo perchè favoriva l’inserimento nei riti delle persone, provenienti da posti diversi. Al piano terra la “Sinagoga grande”, è un’ampia stanza, divisa da navate laterali. Dopo l’attentato del 9 ottobre 1982, da parte di un commando palestinese, che causò la morte di  un bambino di soli due anni, e il ferimento di 37 persone, la Sinagoga è oggi sorvegliata 24 ore su 24, ma è possibile visitarla dalla domenica, fino al giovedì.

 


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